Il corpo al di là dell’occidente: II parte. La Cina.
SU NU KING
La via della felicità sessuale nella Cina Antica.
commento a cura di Maurice Mussat
17 x 24 – 150 pag.
IPSA Editore – 1991
DAOYIN YANGSHENG GONG
di Zhang Guangde
17 x 24 – 180 pag.
IPSA Editore – 1992
Dopo l’India, la Cina.
Mutano gli orizzonti, cambia la cultura, si modifica il modello corporeo di riferimento.
Se il mondo occidentale è teso a separare la mente dal corpo ( cfr. “autunno 2004” ) e quello Indiano ad oltrepassare il corpo ( cfr. “primavera 2005” ), la cultura Cinese fa della ricerca dell’equilibrio il punto nodale della propria vicenda umana.
Il corpo in Cina, così come tutto ciò che esiste nell’universo, viene vissuto come un continuo alternarsi di fasi energetiche, complementari l’una all’altra.
Questa felice intuizione ha sospinto potentemente la scienza Cinese lungo la via della comprensione della corporeità umana, mettendo a nostra disposizione una quantità veramente enorme di conoscenze sulle attività dell’organismo e sul loro mutuo situarsi, per l’appunto, in equilibrio.
D’altro canto, il percepire il corpo come qualcosa di potenzialmente sbilanciabile, squilibrabile, ha costretto a volte la Civiltà Cinese a degradare la ricerca dello “star bene” a sterile manierismo, a eccessivo controllo delle attività umane.
L’intuizione diviene nel tempo rigida norma, il muoversi, l’abitare, perfino il fare l’amore vengono sottoposti a divieti e permessi che, originariamente tesi al miglioramento del vivere divengono, nel corso dei secoli, vere e proprie gabbie comportamentali.
Tra i tanti testi che illustrano tale evoluzione ho scelto questi due libri, entrambi della IPSA Editore.
SU NU KING è in un certo modo lo specchio fedele di come le conoscenze scientifiche Cinesi, applicate in questo caso alla sessualità, abbiano permesso la comprensione in maniera veramente approfondita delle modalità di relazione “fisiologica” dell’organismo umano nell’intimità. Queste conoscenze hanno spesso costretto tale relazione nella ritualizzazione eccessiva, pagando così il prezzo della perdita della spontaneità del gesto, divenuto continua ricerca di un equilibrio sempre in procinto di modificarsi.
L’atto sessuale viene interpretato come un gesto naturale, ma per l’uomo-yang esso diviene contemporaneamente “il modo” per perdere la propria energia a vantaggio della donna-yin attraverso l’eiaculazione e “morire”. Occorre invece far muovere la donna in modo che essa ceda all’uomo la sua forza.
Vengono così sviluppate e poste in atto una serie di prescrizioni atte a conservare lo sperma, mentre la donna diviene la concubina da usare nella maniera più appropriata.
Il maschio-azione mette in movimento la donna-emozione.
DAOYIN YANGSHENG GONG vuole essere una guida autorevole alla pratica del Daoyin, vera e propria ginnastica mirata ad influenzare beneficamente gli organi corporei.
Di nuovo, lo sforzo di allungare e tenere in salute la vita viene pagato con il controllo eccessivo delle sue variabili ed il corpo Cinese, lungi dall’essere un organismo che esprime le passioni di cui è impastato, diviene il corpo del saggio, attento a non disperdere nemmeno una frazione della propria energia.
Corpo diviso in Occidente, corpo oltrepassato in India, corpo sbilanciato in Cina: tre modelli apparentemente lontani uno dall’altro, che hanno dato vita a tre culture profondamente diverse.
All’angoscia di morte che accompagna la nostra esistenza, ognuna di queste culture ha dato risposte differenti, cogliendo della corporeità solo alcuni aspetti per farne poi degli assoluti, veri e propri punti di osservazione da cui scrutare il mondo.
Torneremo ovviamente su questa questione, perché tutto ruota attorno alla nostra inevitabile paura di morire.
Per adesso continuiamo il nostro viaggio, godendoci la lettura di questi due splendidi volumi.